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08.Marzo -2019- 05-1944-Arrestarmi fu ingiusto. Ecco a chi brindo

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08.Marzo -2019- 05-1944-

Arrestarmi fu ingiusto. Ecco a chi brindo

Mi spiace solo che a pagare il conto debba essere lo Stato e non gli autori materiali della porcata, cioè quei magistrati che mi hanno trattato, e bollato, come delinquente abituale, prendendo evidentemente fischi per fiaschi

La Corte europea dei diritti dell'uomo ha condannato ieri lo Stato italiano a risarcirmi, con dodicimila euro più le spese, per l'ingiusta detenzione che ho subito nel novembre del 2012 in seguito alla sentenza definitiva a un anno e mezzo di carcere nel processo per diffamazione e omesso controllo, intentato contro di me dal giudice Giuseppe Cocilovo.

Si è trattato - dice la Corte - di una forzatura della magistratura italiana che in spregio al diritto ha violato la libertà di informazione e «cagionato sofferenze» al sottoscritto.

Ovviamente sono contento, mi spiace solo che a pagare il conto debba essere lo Stato e non gli autori materiali della porcata, cioè quei magistrati che mi hanno trattato, e bollato, come delinquente abituale, prendendo evidentemente fischi per fiaschi. Alcuni dei quali ancora oggi mi perseguitano con cause e querele per essermi difeso, in quei giorni caldi, dalle loro accuse.

La sentenza, più che per la mia trascurabile figura, dovrebbe essere importante per tutta la categoria, esposta com'è agli umori e alle incursioni politiche della magistratura. Non mi illudo che sia così (ieri la notizia è stata snobbata da quasi tutti i siti giornalistici) perché c'è una buona fetta di colleghi dichiaratamente di sinistra che di quella magistratura è succube, quando non complice, e che al mio arresto brindò senza neppure nasconderlo. Non dimentico che alla condanna seguì - caso senza precedenti - un processo sommario dei probiviri dell'Ordine che terminò con una condanna di sospensione dalla professione (poi annullata in Appello) nonostante il presidente della Repubblica avesse già, dopo poche settimane di domiciliari, annullato la pena detentiva giudicandola abnorme e ingiusta.

I giudici che hanno sbagliato a condannarmi non pagheranno, i colleghi che mi sospesero non finiranno a loro volta sotto processo disciplinare per il loro errore, commesso in un mix di malafede e pregiudizio in quanto direttore del giornale della famiglia Berlusconi. Anzi, sono certo che ancora oggi sia i primi sia i secondi si vantino di quello che hanno fatto, del resto l'ideologia è sorda, cieca e muta di fronte alla verità.

C'è voluta la «cattiva» Europa per imporre a questo Paese un po' di giustizia a prescindere dalle idee politiche degli attori in campo. Per questi motivi non ho intenzione, come vorrebbe la prassi, di devolvere in beneficenza l'indennizzo. Pagherò da bere, alla faccia di giudici e colleghi che mi hanno umiliato, ai non pochi che si schierarono dalla mia parte. Siete tutti invitati, paga lo Stato.

08/03/2019