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30-Luglio -2018- 002 – 1050-Centrodestra, ore contate

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30-Luglio -2018- 002 – 1050-

Centrodestra, ore contate

Forza Italia annuncerà il no a Foa, trappola di Salvini

È surreale vedere gli ex lottizzatori della Rai (soprattutto il Pd), lamentarsi della lottizzazione in corso e gli ex fustigatori della lottizzazione altrui (Cinque Stelle e Lega) lottizzare a mani basse.

Quando gira la ruota, si invertono le parti: chi fino a ieri stava in alto con bella vista e aria fresca ora si ritrova sotto, escluso dal godimento. E viceversa. Altro che rivoluzione, il sistema resta esattamente lo stesso: chi è al comando decide in base ai suoi interessi, chi è all'opposizione protesta. E tutti hanno la memoria corta, qualcuno cortissima. Tipo Di Maio, che dava dei camerieri ai direttori Rai solo perché scelti dal premier Renzi e tipo quest'ultimo che dal governo mise amici ovunque ed epurò dagli schermi chiunque non fosse allineato ai suoi voleri.

Tanto baccano ma in fondo stiamo assistendo, con formazioni diverse, solo a una nuova partita di un gioco antico, collaudato e immutabile, direi una delle poche certezze di questo Paese, qual è il controllo della Rai. Ma questa volta c'è una piccola novità che aggiunge un po' di suspense e forse addirittura un colpo di scena. È il caso di Marcello Foa, e non mi riferisco al valore del collega (molti di voi lettori lo ricorderanno come penna importante e autorevole di questo giornale fino a pochi anni fa) ma alla anomalia della procedura con cui Matteo Salvini lo ha indicato come candidato unico alla presidenza Rai. Il leader della Lega infatti si è dimenticato - diciamo così - di consultare, o quantomeno avvisare della scelta, i suoi alleati di centrodestra che sulla vicenda peraltro non hanno un ruolo passivo, tanto che il loro voto in commissione sarà indispensabile nei prossimi giorni affinché Foa diventi effettivamente presidente della Rai. Forza Italia, ovviamente, non ha gradito lo sgarbo di apprendere solo dalle agenzie di stampa una notizia delicata e rilevante e sentirsi poi dire dall'alleato: «Taci e vota come dico io».

Senza il «sì» di Forza Italia difficilmente Marcello Foa sarà eletto e a tutt'oggi il via libera non è arrivato. Ma in queste ore in ballo c'è ben altro, cioè la permanenza in vita almeno formale (quella sostanziale è già andata a ramengo con la formazione del governo gialloverde) della coalizione di centrodestra. Matteo Salvini non è un dilettante della politica né uno sbadato. Escludo quindi che il caso Foa sia uno spiacevole ma banale incidente diplomatico. Ho l'impressione che Salvini abbia volutamente usato questa scortesia per mettere Berlusconi ulteriormente all'angolo del ring. Se Forza Italia, dopo essere stata umiliata, accetta l'imposizione si autocondanna alla subalternità irrilevante e definitiva. Se viceversa Berlusconi stopperà, come pare, la nomina di Foa, Salvini dichiarerà finita la coalizione di centrodestra per colpa - ovviamente mentendo - non sua. Insomma, un incidente creato ad arte per trarne ulteriori benefici. Si chiama la «mossa del cavallo» e consiste, cito lo Zanichelli «in una iniziativa abile e inattesa, che permette di liberarsi da un impedimento o di uscire da una situazione critica».

È evidente infatti che Salvini, diversamente dagli impegni presi in campagna elettorale, guarda a Di Maio e non a Berlusconi come socio presente e futuro e ha necessità di scaricare definitivamente i vecchi alleati. Per rompere gli serve un alibi. Marcello Foa, mi spiace per lui che si sta facendo usare, è perfetto. E siccome la leggenda dice che «quel che succede in Rai succederà nel Paese», prepariamoci alla fine del centrodestra come esperienza politica. Visto come stanno le cose non è un male. Perché la ruota gira sempre, e chi oggi è sopra può solo sperare di rallentarla, non di fermarla.

30/07/2018